Racconto di Tradimento (Riccardo, 44 anni, Roma)

Racconto di tradimento (Roma)Mi chiamo Riccardo, ho 44 anni e vivo a Roma. Sono sposato da vent’anni. Come tutti gli uomini, anche se sono sposato, ovviamente anch’io ammetto di ammirare di nascosto le belle ragazze in minigonna e pantaloncini. Chi di noi non lo fa? Però, da qui a tradire mia moglie c’è una bella differenza! No, grazie, ho sempre pensato, l’adulterio non fa per me. Io sono un uomo fedele! Tutto questo è cambiato di colpo quando ho conosciuto Gabriella.

Ero sul binario e aspettavo il treno, perché dovevo recarmi a Napoli per lavoro. Lei è apparsa come dal nulla, si è avvicinata e, con una sigaretta fra le dita, ha chiesto timidamente se avevo da accendere. “Ho sempre da accendere”, le ho detto io in tono scherzoso. Mi aveva subito colpito con quei suoi occhi da cerbiatta e quell’abbigliamento disinvolto e informale che copriva ad arte le sue curve, ma lasciava comunque intuire il suo fisico sinuoso. Degli adorabili stivaletti facevano risaltare ancora di più le sue lunghe gambe affusolate e all’improvviso ho iniziato a sentire caldo dappertutto. Che cosa mi stava succedendo? Fino ad allora, avevo sperimentato una simile reazione solo con mia moglie.

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Tanto per dire qualcosa, dopo averle dato da accendere, ho commentato concisamente: “A dire il vero, è vietato fumare sui binari.” “Lo so”, mi ha risposto lei, con un sorriso che mi ha quasi steso k.o. “ Però devo assolutamente fumare ora, perché poi sul treno non potrò più farlo per due ore filate”, ha aggiunto, soffiando il fumo della sigaretta. Era così carina, e pure il mio tipo! Dimostrava intono ai 30 anni e forse era anche sposata, ma non potevo saperlo per certo.

Poco dopo è arrivato il treno. Lei ha buttato la sigaretta a terra ed è salita sul mio stesso vagone. C’erano pochi posti prenotati e anche pochi passeggeri. Il caso ha voluto che trovassimo subito uno scompartimento completamente vuoto. “Allora adesso facciamo un pezzo di strada assieme”, mi ha detto, mentre ci sistemavamo. Avevamo occupato entrambi i posti accanto alla finestra e così sedevamo uno di fronte all’altra. Io non ho potuto far altro che indugiare con lo sguardo sulle sue belle gambe. La gonna le si era alzata tanto quanto bastava perché notassi che indossava un perizoma di pizzo nero, cosa che ho subito trovato molto eccitante.

Durante il viaggio abbiamo chiacchierato, ed era come se ci conoscessimo da una vita. Mi ha detto di chiamarsi Gabriella e di star andando a Napoli a visitare i suoi genitori. Lavorava come insegnante di storia dell’arte a Roma, aveva un figlio piccolo, che al momento si trovava col suo ex marito. Ha aggiunto di aver bisogno di una vacanza per riprendersi dallo stress del „doppio lavoro“ come madre e docente.

Magari non sarò un Adone, ma, per un uomo di 44 anni, modestamente non sono certo da buttar via. Ho presto cominciato a notare che le interessavo e che mi guardava in un certo modo. La sua timidezza iniziale era scomparsa. Abbiamo subito cominciato a darci del tu e io non ho potuto fare a meno di raccontarle una piccola bugia, pensando alla possibilità che fra noi le cose andassero in una certa direzione. Le ho detto di essere divorziato anch’io e di abitare da solo in un appartamentino al Pigneto, cosa ovviamente non vera. Mi rendevo conto di star rinnegando mia moglie e che questa non era una bella cosa da fare, ma il provocante sorriso di Gabriella aveva cancellato all’istante tutte le mie remore. Abbiamo parlato di tutto e di niente e il viaggio in treno è volato.

Poco prima di giungere a destinazione, ho osato fare un tentativo e le ho chiesto se davvero intendeva passare il sabato sera a guardare la televisione con i suoi genitori. “No”, ha risposto lei, con uno sguardo che la diceva tutta. A quel punto ho preso coraggio e le ho proposto di incontrarci per trascorrere la serata insieme. “Mi piacerebbe molto. Tra l’altro così evito di rompere troppo le scatole ai miei”, ha detto lei e ha sorriso in un modo che mi ha fatto desiderare ancora di più che fosse già sabato sera.

In men che non si dica, abbiamo fissato un orario e un posto per l’appuntamento.

I giorni seguenti sono stati una tortura. I miei impegni lavorativi sono stati offuscati da sogni ad occhi aperti nei quali seducevo Gabriella in ogni modo possibile e immaginabile. Neanche a farlo apposta, mia moglie mi ha chiamato sul cellulare per assicurarsi che stessi bene. A un certo punto mi ha chiesto se l’amassi veramente. “Ma certo”, le ho risposto, mentre immaginavo il corpo nudo di Gabriella in tutta la sua bellezza.

Finalmente è arrivato il sabato sera. Dopo aver fatto una bella doccia ed essermi tirato a lucido, mi sono recato all’appuntamento prefissato. Non ho dovuto aspettare a lungo prima che lei comparisse all’angolo della strada. Era così bella da togliere da il fiato. Indossava un abito di seta che lasciava indovinare tutto e niente e una cascata di riccioli biondi le incorniciava il viso accarezzandole le spalle scoperte. Avevo precedentemente prenotato due posti in una romantica sala da ballo, alla quale ci siamo fatti portare da un taxi.

Quella sera sapevamo entrambi che tra noi c’era qualcosa di più che una semplice simpatia reciproca. Già dal primo ballo ho notato il fuoco e la passione negli occhi di Gabriella. I nostri corpi si stringevano sempre di più l’uno all’altro. Potevo sentire i suoi seni vibrare contro il mio petto e quando nella sala hanno suonato un lento, non siamo più riusciti a trattenerci. Le nostre labbra si sono incontrate dolcemente e poco dopo ci stavamo baciando così appassionatamente che le altre coppie sulla pista da ballo sono rimaste a bocca aperta.

Eravamo come inebriati. Non riuscivamo a smettere di avvinghiarci l’uno all’altra come due piante rampicanti mentre le nostre lingue si cercavano a vicenda in preda all’eccitazione.

“Hey”, ho detto a Gabriella mentre si faceva notte, “che ne diresti di un bicchiere di vino nella mia stanza d’albergo? Il minibar aspetta solo di essere svuotato.“ Invece di rispondermi, le mi ha nuovamente baciato con impeto e mi ha tirato per la manica della giacca dirigendosi verso l’uscita. Un taxi fermato per strada ci ha portato velocemente all’albergo. Il portiere ha fatto una faccia scandalizzata quando mi ha visto entrare con Gabriella sotto braccio, ma non me ne poteva importare di meno. Mentre continuavamo a baciarci in ascensore, un’erezione che minacciava di strapparmi i pantaloni ha reso chiaro che non avrei più potuto tenere a freno i miei ormoni per molto. Anche Gabriella l’ha notato e, come per darmi un’ulteriore conferma, si è stretta voluttuosamente a me.

Appena siamo entrati in stanza, non c’è stato più verso di domare il nostro desiderio reciproco. In quel momento non esistevano né vino, né minibar. Esisteva solo quel grande e invitante letto matrimoniale. In men che non si dica ci eravamo spogliati completamente. Ho esplorato ogni centimetro del suo corpo fremente con la mia lingua, fino a giungere al centro del suo piacere. Allo stesso tempo, le sue labbra si stringevano attorno alla mia virilità con un’intensità tale da farmi quasi perdere i sensi. Quando l’ho penetrata per la prima volta, lei è esplosa sotto di me come un vulcano e anch’io non ho potuto fare altrimenti. Ho avuto un orgasmo pazzesco, consolidato dai sussulti del suo corpo in preda all’estasi. È stata una notte come non l’avrei potuta immaginare nemmeno nei miei sogni più selvaggi. I nostri corpi hanno fatto ciò che volevano, fino a quando la spossatezza ha preso il sopravvento e ci siamo addormentati.

La mattina seguente mi sono svegliato e non ho trovato Gabriella sdraiata accanto a me. Sul tavolo c’era un suo biglietto, che diceva: È stato bello! Ora però tornatene da tua moglie, o pensavi che non mi fossi accorta dei segni lasciati dall’anello che ti sei tolto dall’anulare sinistro? Non cercarmi! Lasciamo le cose così come stanno. Gabriella.

Purtroppo non l’ho mai più rivista. A mia moglie non ho confessato niente.
 

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